Come ti vede il tuo bambino?
Dott. Sergio Solarino

Dott. Sergio Solarino, Oculista • Cagliaritano, Laurea in medicina e specializzazione in oculista a Cagliari, poi medicina legale a Palermo.
Nei primi cento giorni di vita si gettano
le basi per la salute degli occhi dei più piccoli
Tanto non ha niente. È troppo piccolo per portarlo dall’oculista. Sono solo alcuni degli argomenti privi di fondamento, posti alla base di una prassi diffusa ma pericolosa: posticipare nel tempo la visita oculistica per i bambini. In realtà, il primo controllo va fatto tra i 3 e i 6 mesi : durante la seduta, che dura pochi minuti e non è invasiva, si verifica che l’occhio sia conformato in modo normale, dalla morfologia della retina a quella degli annessi, alla trasparenza del cristallino, alla motilità con un’apposita luce. Nei primi cento giorni di vita si gettano dunque le basi per la futura salute degli occhi dei più piccoli. “Al bambino vengono applicate le gocce (2 o 3 volte a distanza di pochi minuti) per dilatare la pupilla e bloccare l’accomodazione, ciò permette di effettuare la visita con sufficiente precisione – spiega il dottor Sergio Solarino, medico chirurgo specialista in Oftalmologia – si tratta di capire se vi siano problemi alla retina, alterazioni anatomiche congenite che possono riguardare la macula (la zona centrale della retina), il nervo ottico, se siano presenti cataratte congenite o le fortunatamente rare formazioni tumorali”. L’esempio può sembrare azzardato, ma rende l’idea: “E’ come controllare che una macchina nuova abbia tutti gli optional e che funzioni come deve”. I numeri sono un ulteriore stimolo a non sottovalutare i possibili difetti della vista nella prima infanzia: in Italia sono circa due milioni e mezzo i bambini di età compresa tra i tre e i dieci anni che soffrono di disturbi agli occhi, con frequenti arrossamenti e mal di testa, o con la necessità di portare occhiali. La seconda visita dovrebbe essere fatta intorno ai tre anni: anche a questa età, seppure non sia da escludere la collaborazione del bambino, la valutazione sarà principalmente oggettiva e legata soprattutto alle indicazioni dei genitori, che possono aver notato qualche difficoltà visiva o, sia pure occasionalmente, lo strabismo di uno o entrambi gli occhi.
Il check potrà evidenziare eventuali difetti di refrazione – come l’ipermetropia, l’astigmatismo, la miopia – e permetterà di verificare la presenza di una motilità oculare anomala (strabismo, nistagmo) e del cosiddetto ‘occhio pigro’.
“A volte – spiega il dottor Solarino – ci sono differenze di acutezza visiva tra un occhio e l’altro e lo specialista deve anche capire se ci siano compensazioni in atto; quando un occhio vede bene, fino ai 10 decimi ma l’altro si ferma a 2 o 3, bisogna intervenire, correggendo al meglio il difetto refrattivo in entrambi gli occhi (con occhiali) ed eventualmente con la terapia occlusiva all’occhio che vede bene in modo da “allenare” l’altro, cioè quello più pigro.
Solo così il bambino potrà sviluppare correttamente la sua capacità visiva”. Per le valutazioni si utilizzano l’oftalmoscopio e l’autorefrattometro portatile, uno strumento computerizzato che – a breve distanza, richiamando l’attenzione del bambino in modo che guardi l’apparecchio – può segnalare difetti di refrazione. Altri strumenti permettono ulteriori valutazioni.
“L’altro step importante – dice il dottor Solarino – coincide con l’avvento dell’età scolare, intorno ai 5 o 6 anni, quando i bambini sono chiamati a sollecitare maggiormente gli occhi”. La visita in questa età permette finalmente di poter contare sulla risposta del bambino (talvolta ciò è possibile anche in bimbi più piccoli) ed avviene mostrando al piccolo, un occhio per volta, la E di Albini. Sarà abbastanza facile per lui indicare con la mano quale verso abbiano le varie lettere, sempre più piccole, che gli verranno indicate sull’ottotipo. In bimbi più piccoli si può fare un piccolo allenamento a casa: i genitori presentano al piccolo una E realizzata in cartoncino e lo si invitano ad imitare il verso della E con la mano con quattro dita aperte. La E gli verrà mostrata nelle varie direzioni: su, giù, a destra, a sinistra, il gioco è facile e permetterà, una volta dall’oculista, una valutazione più reale. Oltre i 6 anni i bimbi leggeranno lo stesso ottotipo, con lettere e numeri, degli adulti. “Concludendo – dice Sergio Solarino – lo sguardo è una delle prime finestre sul mondo: investire nella salute degli occhi è importante per garantire comfort e sicurezza al proprio figlio e soprattutto per non comprometterne le future abilità visive da adulto”.