L’occhio e il diabete

Dott. Sergio Solarino

Dott. Sergio Solarino

oculista e direttore sanitario del Centro Vista.

L’occhio e il diabete

Il Diabete è una patologia molto frequente in Sardegna, tanto che la nostra regione rappresenta uno dei luoghi in cui questa malattia è maggiormente rappresentata. Mentre nel resto d’Italia si registrano 6/7 nuovi casi per anno della forma tipo 1, da noi questo numero raggiunge i 50 casi. Anche per la forma di diabete tipo 2 si parla di grandi numeri, circa 5.000 nuovi casi stimati ogni anno, casi che sono correlati soprattutto da errati stili di vita e alimentazione: poco movimento ed eccesso di carboidrati. Ciò significa, in ambito familiare, che circa il 20 per cento dei sardi ha un diabetico in famiglia.

La retinopatia diabetica

Ma l’allarme che questi numeri ci possono dare può e deve essere tradotto in un vantaggio. Il diabete, con la retinopatia diabetica, è una delle principali cause di diminuzione visiva fino anche alla cecità. Il nostro allarme deve tradursi in misure condivise di prevenzione e cura. Oggi la prevenzione oculistica della retinopatia diabetica è possibile con esami semplici e poco invasivi e soprattutto con tecnologie avanzate, computerizzate. 

La retinopatia diabetica si può verificare in entrambe le forme di diabete (tipo 1 e tipo 2) e viene distinta in due fasi di crescente gravità:

– retinopatia non proliferante

– retinopatia proliferante

Mentre per la prima, con lesioni minime, nella maggioranza dei casi, va solo praticata una osservazione, nella forma proliferante si assiste ad una accelerazione della malattia retinica con la tendenza a dare complicanze (come le emorragie vitreali) in tempi brevi e con grave rischio per la vista. A queste condizioni può associarsi, in qualsiasi fase, la maculopatia diabetica. Ricordiamoci che nei nostri occhi la porzione più nobile è rappresentata proprio dalla Macula, infatti questa parte della retina è quella che ha una visione ad alta definizione, è quella che ci permette di distinguere i dettagli, di leggere, scrivere, riconoscere un volto o guardare la televisione o un cellulare. Si capisce quindi facilmente che la maculopatia diabetica, cioè la patologia che il diabete provoca su questa zona della retina, sia una malattia grave ed handicappante. La progressione della retinopatia è direttamente correlata al controllo glicemico: tanto migliore questo è, tanto più improbabile sarà che l’occhio sviluppi la retinopatia e/o le sue complicanze.

Cosa fare: la prevenzione

La prima cosa è sempre la prevenzione, quindi bisognerà fare una visita oculistica periodicamente, comprensiva di un attento esame della retina ed in particolare della sede maculare. In presenza di alterazioni anche iniziali bisogna eseguire degli esami di approfondimento che permetteranno di capire quale stadio abbia raggiunto la patologia. Alcuni di questi esami sono semplici e non invasivi, come l’OCT della macula e del nervo ottico, un esame per cui si richiede solo la dilatazione della pupilla e che ci da dei dettagli finissimi delle zone analizzate. Soprattutto per la prevenzione dell’edema maculare essudativo diabetico. Altre volte, se sono presenti maggiori alterazioni, potrà essere necessario sottoporsi a valutazioni più invasive, come la fluoro angiografia retinica. Questo esame permette, tramite l’iniezione di un mezzo di contrasto, di valutare molti aspetti come l’edema, i microaneurismi, la presenza di essudati, ma soprattutto è importante per vedere se nella retina si siano sviluppate delle aree ischemiche, cioè in cui il sangue arriva con difficoltà e limitatamente. Sono queste aree che debbono essere distrutte con il laser per evitare di far progredire la retinopatia verso le forme più gravi.

Il laser robotizzato

Per tutte queste forme oggi abbaimo a disposizione la tecnologia robotizzata del Navilas, un laser-fluoroangiografo che permette dapprima di scattare foto ad altissima risoluzione della retina, con gli infrarossi, con il mezzo di contrasto, a colori, e poi di decidere sul suo schermo qual sarà il migliore trattamento per quel singolo caso. Il passo successivo sarà il trattamento robotizzato. Il laser eseguirà da solo, con una precisione assoluta, il piano operativo impostato, muovendo il suo raggio in accordo ad esso e neutralizzando gli eventuali movimenti involontari del paziente. Solo con questo laser possiamo avere la massima precisione in una zona come quella maculare che è cosi nobile e delicata. Aggiungo che talora si può rendere necessario anche il ricorso alle iniezioni intravitreali di farmaci AntiVegF, cioè di farmaci che bloccano, per un certo periodo di tempo, l’evoluzione verso la forma proliferante. Questo tempo in più potrà essere vantaggiosamente impiegato per il trattamento laser che potrà rendere definitivo il blocco del peggioramento. Quindi: controllatevi , controllatevi , controllatevi!

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