Prof. Gian Benedetto Melis

Il Prof. Gian Benedetto Melis riceve dal Prof. Salvatore Dessole una targa commemorativa per la collaborazione trentennale tra le Università di Cagliari e Sassari
anime della medicina.
Potremo parlare di ricerca e di cultura, di studio e di passione, di missione o dedizione, di esperienza, disponibilità, organizzazione e aziendalizzazione ed economia. Queste ultime parole sembrano oggi più importanti della qualità delle cure, dei medici e dei professionisti della sanità. Sono costantemente richiamate nei discorsi dei giornalisti o politici, degli esperti di sanità chiamati anche manager per identificarne la funzione di controllo delle risorse e delle persone.
Quando si parla di migliorare la qualità o ridurre le carenze del sistema sanitario si prendono come riferimento gli studi degli economisti che ci spiegano su quali voci occorre tagliare e su quali capitoli di spesa si deve risparmiare. Si arriva al paradosso che alcuni dei così detti manager falsino i bilanci o facciano calcoli meramente economici per dimostrare la loro abilità nella gestione della salute pubblica o del singolo.
Se poi arriva all’assurdo di dichiarare di aver risparmiato milioni di euro rispetto a quelli disponibili, proprio allora dobbiamo dubitare che si tratti di operatori seri e onesti. Soprattutto se dall’altra parte il singolo paziente o, peggio, tutta la comunità si lamenta della cattiva assistenza e della scarsità dei servizi. Se paradossalmente fossi costretto ad utilizzare solo una parola per identificare l’essenza della buona medicina non potrei mai, da solo, utilizzare alcun concetto o alcuna delle parole citati sopra, anche se considero la cultura, l’esperienza e la ricerca in medicina fra i fattori più importanti. Non avrei viceversa alcuna difficoltà ad utilizzare la parola ”Umanizzazione” come quella che forse si avvicina di più al mio concetto di qualità delle cure e alla verità.
Ai miei collaboratori ho infatti sempre raccomandato che, ancor prima dell’esperienza e cultura scientifica(qualche volta imparate a memoria, non sentite e poco digerite) il primo approccio con le pazienti si basasse sui principi di educazione, cordialità, sincerità, competenza e disponibilità che in sintesi racchiudono l’essenza stessa dell’umanizzazione. Questa possiede anche altre importanti componenti fra cui la comunicazione (nel senso di spontaneità, completezza, ampiezza, chiarezza e sincerità delle informazioni) è la più importante per dare inizio a quel rapporto medico-paziente fondamentale per far comprendere il significato, prima che l’efficacia, delle nostre cure. Comunicare è la cornice di un tema straordinariamente ricco di implicazioni etiche, deontologiche e umane. La cura completa di un paziente si ha solo se attuiamo percorsi e operazioni lineari.
Tra questi, rientra il comunicare comprensibile, sereno e chiaro. In ginecologia
e ostetricia si tratta di un elemento ancora più di rilievo: le patologie richiedono capacità di immedesimarsi, va seguita l’evoluzione prima e dopo la diagnosi, la terapia o l’intervento chirurgico. Su tutte le patologie, dalla fertilità alle disfunzioni ormonali, menopausa, alterazioni che riguardano la vita riproduttiva della donna e della coppia, si deve avere un approccio completo e chiarificatore. Aver lasciato in eredità ai miei collaboratori e alle donne sarde il Dipartimento Materno Infantile più moderno e, per logistica e organizzazione, più umanizzato d’Italia è la dimostrazione che questo principio abbia rappresentato sempre il punto di partenza del concetto di “aver cura” globalmente di un paziente.
e ostetricia si tratta di un elemento ancora più di rilievo: le patologie richiedono capacità di immedesimarsi, va seguita l’evoluzione prima e dopo la diagnosi, la terapia o l’intervento chirurgico. Su tutte le patologie, dalla fertilità alle disfunzioni ormonali, menopausa, alterazioni che riguardano la vita riproduttiva della donna e della coppia, si deve avere un approccio completo e chiarificatore. Aver lasciato in eredità ai miei collaboratori e alle donne sarde il Dipartimento Materno Infantile più moderno e, per logistica e organizzazione, più umanizzato d’Italia è la dimostrazione che questo principio abbia rappresentato sempre il punto di partenza del concetto di “aver cura” globalmente di un paziente.
Se devo trarre un insegnamento dall’esperienza che in diversi lustri ha rafforzato il concetto di applicazione del concetto di umanizzazione della pratica clinica, devo sintetizzare questa evidenza col riconoscere significato preminente dell’umanizzazione per identificare immediatamente quale sanità si debba auspicare. Invece che esercitare in Aziende preferirei che già dalla denominazione degli ospedali e dei luoghi di cura (che dovrebbero chiamarsi “Istituti Umanizzati di assistenza”) emergesse il loro significato nel somministrare un tipo di sanità diverso dall’attuale.