LE VACCINAZIONI

Perché non possiamo fare a meno dei vaccini.
L’analisi di Giuseppe Doneddu, Dario Pruna e Giuseppe Masnata.

Quando si diventa genitori, ciò che si desidera con tutte le forze è proteggere i propri figli da ogni forma di dolore e infelicità. Si vorrebbe solo il meglio per i propri bambini, ed è forse qui che nasce la guerra con se stessi quando si parla di vaccinazioni. Perché “il meglio”, che tutti abbiamo dato per scontato sino a pochi anni fa (ovvero che fosse intelligente e sensato vaccinare), è stato improvvisamente messo in discussione da varie e variegate teorie. E alla fine non si sa più a chi o a cosa credere.

Forse ciò di cui si ha più paura in questo momento è che i bambini che vengono vaccinati possano “ammalarsi” di autismo.

Ma l’autismo è una grave malattia dello sviluppo del sistema nervoso, non una patologia che insorge a seguito di qualche causa tardiva. Le cause, è vero, sono tante e ancora non sono state univocamente definite ma le ricerche scientifiche, sempre molto attive sull’argomento, si orientano sempre più sulla genesi precoce. In altre parole, la malattia esordisce nelle prime fasi della gravidanza, con la formazione di connessioni cerebrali anomale. È stata abbondantemente esclusa la correlazione con la vaccinazione. Eppure, da quando un medico ha dichiarato che il vaccino trivalente causa l’autismo, si è assistito a un calo delle vaccinazioni sempre maggiore, con il ripresentarsi di gravi malattie che erano oramai sotto controllo, certo non debellate, ma davvero rare ai nostri giorni. Il minore ricorso alle vaccinazioni mette fortemente a repentaglio la vita dei nostri figli. Forse potremmo partire da un esempio efficace: chi ha più di 30 anni può sostenere che “ai nostri tempi non si usavano le cinture di sicurezza, i seggiolini auto per i piccolini, l’airbag, i caschi per andare sulla motocicletta, eppure siamo qui a raccontarlo”.  Sì, lo può raccontare chi è stato fortunato, ma chi non è stato fortunato non è più qui. Pensiamo, senza troppa paura di sbagliare, che ormai nessuno possa più mettere in dubbio l’utilità e l’efficacia dei suddetti mezzi di sicurezza in caso di incidenti stradali. Molte persone continuano a scegliere di non farne uso, ma di certo nessuno può più dire che va bene così.

E allora? Chi non vaccina è un criminale che non ha a cuore la vita e la salute del proprio bambino?

No, non è affatto cosi. È un genitore che ha paura di sbagliare sulla pelle del proprio amatissimo bambino. È un essere umano, bombardato da notizie che sembrano convincenti, ma che sono soprattutto allarmanti, e che di fronte a due teorie così opposte, non sa più a cosa credere. È per questo motivo che Medicall vuole affrontare la sfida e provare a fare chiarezza, discutendo di un tema così difficile e delicato in una tavola rotonda con tre esponenti di spicco della comunità scientifica di Cagliari. Abbiamo chiesto loro di aiutarci a fare ordine, perché il rischio sempre più tangibile è che presto possano scatenarsi gravi epidemie di patologie che fino a poco tempo fa sembravano quasi solo un brutto ricordo.

 
 

La bufala e le frodi alla base del “no” ai vaccini.
di Giuseppe Doneddu

Che cosa è successo?
Tutto nasce da una bufala di 18 anni fa. Nel 1998 il medico inglese Andrew Wakefield pubblicò sul Lancet, prestigiosa rivista medica, uno studio che segnalava un possibile legame tra autismo e vaccino trivalente per morbillo, parotite, rosolia. L’indagine aveva preso in esame 12 bambini con disturbi dello spettro autistico (numero assolutamente insufficiente per potersi solo lontanamente avvicinare ad una conclusione di causa effetto scientificamente significativa), che in 8 casi erano iniziati a due settimane dall’inoculazione del vaccino. Da lì ebbe inizio la psicosi e la campagna anti-vaccino globale. A poco è servito scoprire in seguito che Wakefield aveva falsificato i dati a scopo di frode: il medico è stato radiato dall’albo britannico e lo studio su vaccini e autismo ritirato da Lancet, ma le teorie complottiste sulla pericolosità delle vaccinazioni, soprattutto in età pediatrica, avevano già attecchito. Ignoranza, scarsa conoscenza scientifica e, nei casi peggiori, condotte criminali amplificate dai social media, in cui si può trovare tutto e il contrario di tutto, hanno portato una parte sempre più consistente dell’opinione pubblica a negare l’importanza dei vaccini e, anzi, a denunciarne la nocività. Il dottor Giuseppe Doneddu, neuropsichiatra, direttore del Centro per l’Autismo dell’Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari, ribadisce: “E’ una menzogna, che non poggia su alcuna base scientifica. L’autismo è un disturbo del neurosviluppo, caratterizzato dalla compromissione dell’interazione sociale, dal mancato sviluppo di relazioni affettive, dalla difficoltà nell’uso del linguaggio. 

Tra i fattori di rischio le possibili anomalie genetiche o metaboliche, i pregressi episodi familiari di autismo, le nascite pretermine, associate a un peso di molto sotto la media”. Tale disturbo viene diagnosticato generalmente intorno ai 18 mesi, quando in molti casi si manifesta una intensa regressione e le richieste dell’ambiente – che con la crescita dell’individuo si fanno via via più numerose e specifiche – mostrano un bambino che presenta evidenti carenze nella vita sociale e relazionale. Nella maggior parte dei casi, poi, un’anamnesi accurata con i genitori rivela in ultima istanza che segni e sintomi della malattia erano presenti già prima di quel momento. Ed è allora una questione di nesso temporale, e non causale, tra vaccini (soprattutto il trivalente che appunto si effettua intorno ai 13-15 mesi di vita) e sintomi della malattia a creare questa fobia. Inoltre, l’autismo non è presente in maggior misura nei pazienti vaccinati rispetto ai non vaccinati. Nell’elenco dei fattori scatenanti non figura la somministrazione di vaccini e, nonostante la comunità scientifica mondiale abbia definito la questione senza ombre, il fronte degli scettici aumenta di numero. Nel 2002 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità arriva un’affermazione che non lascia spazio a dubbi: “Gli studi che in passato hanno suggerito un link casuale tra vaccini per morbillo, parotite, rosolia e lo sviluppo di disturbi dello spettro autistico si sono rivelati essere delle frodi, che contenevano importanti errori metodologici”.Nei 15 anni a seguire l’OMS non ha cambiato versione e, sulla stessa linea, stanno tutte le principali istituzioni sanitarie del pianeta. “Il disturbo autistico può insorgere nel secondo/terzo trimestre di vita fetale e manifestarsi in maniera palese nel primo anno di vita – puntualizza il dottor Doneddu – associare il problema in via temporale alla vaccinazione è un dato empirico che non ha riscontri”. Se non esistono prove che i vaccini aumentino il rischio di sviluppare disturbi autistici, le conseguenze di una mancata vaccinazione sono sotto gli occhi di tutti: secondo l’OMS, tra il 2000 e il 2010 le vaccinazioni MPR hanno salvato 14 milioni di vite a livello globale. La dietrologia delle posizioni anti-vaccino, qualche volta avallata da controverse sentenze di tribunale, è “una bomba atomica scientifica”, come la definisce il dottor Giuseppe Doneddu. E’ infatti comune cercare un capro espiatorio che possa spiegare o alleviare il dolore per una malattia grave e spesso invalidante, non sono rare le battaglie legali intraprese allo scopo di ottenere risarcimenti economici. Tutto questo e’ palesemente e drammaticamente rischioso per la vita del singolo e della popolazione. Il rischio di epidemie, causate da così false credenze, e’ purtroppo vero e alle porte.

 

Il rischio per chi non vaccina: come la roulette russa
di Dario Pruna

E’ come giocare alla roulette russa.

Chi decide di non ricorrere alle vaccinazioni, punta la pistola alla testa e preme il grilletto. Può andare bene o male. Quello che è certo è che i genitori che sposano le tesi anti-vaccino mettono a serio rischio l’incolumità dei loro figli e di quella fascia di popolazione che non può permettersi fisicamente la vaccinazione. Parliamo di individui troppo piccoli (non si inizia a vaccinare prima dei 2 mesi di vita) o, al contrario, troppo anziani. O, ancora, soggetti affetti da patologie che indeboliscono il loro sistema immunitario e che, ancor meno, possono permettersi di contrarre la malattia in tutte le sue problematicità, perché correrebbero un rischio di danni e/o di morte troppo elevato. Esiste inoltre l’aggravante di favorire la recrudescenza di focolai di malattie infettive, prevenibili mediante le vaccinazioni. Che tradotto: chi non vaccina, rischia la vita del proprio bambino e non esclude il pericolo per quella degli altri. La domanda che dobbiamo porci ci viene suggerita dal dottor Dario Pruna, Neuropsichiatra, direttore della Struttura Semplice Dipartimentale di Neurologia e Epilettologia Pediatrica: “Perché vaccinare i bambini se esistono motivi per non farlo?” Per la risposta basta un esempio, affidato alle statistiche: si registra 1 decesso ogni 3000 casi per le complicanze da morbillo in età pediatrica, 1 su 1 milione in caso di vaccinazione. Ma il morbillo può anche complicarsi in polmonite (1 su 20) ed encefalite ( 1 su 2000). “La malattia contratta dal ceppo selvaggio può provocare conseguenze letali e, in genere, estremamente più gravi rispetto a quelle che derivano dalla somministrazione dei vaccini (ceppo modificato)” commenta il dott. Pruna, coordinatore del panel di esperti della LICE (Lega Italiana contro l’Epilessia) che, in collaborazione con altre società scientifiche, ha stilato le Linee Guida su Epilessia e Vaccinazioni. La pubblicazione, a cui la comunità scientifica internazionale ha assegnato il rating più alto tra le linee guida realizzate, mette a fuoco un dato su tutti: non esiste alcuna correlazione tra vaccinazioni ed insorgenza di epilessia o di specifiche sindromi epilettiche. Con l’attenta analisi dei numeri, lo studio e il confronto di letteratura scientifica accreditata, le Linee Guida della LICE sfatano la leggenda metropolitana che i vaccini possano portare all’epilessia. Il dottor Dario Pruna è categorico: “Non esistono controindicazioni neurologiche e non c’è alcun nesso causale tra vaccini e sindromi epilettiche. Chi è indotto a pensarlo da coincidenze temporali, sbaglia”.

In pratica, se i sintomi della malattia sono riconoscibili nel primo anno di vita del bambino, non significa che la causa sia addebitabile alle vaccinazioni. La malattia avrebbe comunque quell’età di insorgenza e quel decorso, che si sia vaccinati o meno. C’è di più: secondo lo studio della LICE, illustrato dal dottor Pruna, “non è controindicato vaccinare soggetti affetti da epilessia nel timore di aggravarne lo stato di salute”. Pertanto anche nei bambini epilettici vale lo stesso principio : la vaccinazione ha lo scopo di proteggere l’individuo da malattie che spesso si presentano in modo aggressivo e rapido e, se è pur vero che la maggior parte delle persone sopravvivono quasi indenni, alcune persone subiscono conseguenze serie e fortemente debilitanti, con lunghi ricoveri e terapie ingenti; altre addirittura muoiono, qualcuno presentano danni irreversibili, perché l’agente patogeno è più forte, e non sempre il sistema immunitario riesce ad armarsi in tempo e a combatterlo efficacemente.

Quando salta la prevenzione
di Giuseppe Masnata

Chi non vaccina, lede anche il diritto altrui.

Sarà per la naturale paura dei genitori di nuocere ai propri figli attraverso la somministrazione di farmaci considerati a torto non sicuri. Sarà per la quotidiana campagna di disinformazione che prescinde da evidenze scientifiche, ma fa soprattutto leva sull’emotività. Sta di fatto che le vaccinazioni pediatriche continuano a diminuire. Se la copertura raccomandata è del 95%, e sotto l’88% c’è il rischio di un ritorno di focolai di epidemie, attualmente l’Italia è scesa sotto il livello di guardia dell’86%. In Sardegna la situazione è definita “a macchia di leopardo”: se in generale i livelli di vaccinazione sono ancora buoni, come per l’antipolio e l’antiepatite, che superano il 96%, in altri casi (come per i vaccini contro la varicella) siamo pericolosamente bassi con una media regionale al 59%. Preoccupa anche il ricorso sempre minore alle vaccinazioni contro meningococco, rosolia, parotite e morbillo. “Chi non vaccina, lede anche il diritto altrui perché viene a mancare l’immunità di gregge. E cioè la forma di protezione indiretta che si verifica quando la vaccinazione di una parte significativa della popolazione finisce con il fornire una tutela anche a coloro che non hanno sviluppato direttamente l’immunità”. Pediatra, Presidente della Società Italiana di Pediatria, Sezione Sardegna, il dottor Giuseppe Masnata mette in guardia contro i falsi miti e le credenze sui vaccini, divulgate anche dai alcuni medici, fortunatamente pochissimi: “I medici antivaccinali sono fuori dal consesso scientifico mondiale e dal Servizio Sanitario Nazionale. La minima letteratura scientifica esistente, alla base del no ai vaccini, è stata smentita e sono stati messi in evidenza gli errori di metodologia in alcune circostanze, i raggiri negli altri casi”. Anche sull’efficacia delle vaccinazioni il dottor Masnata chiarisce meglio: “La ricerca scientifica ha dimostrato che il nostro organismo, sin dai primi mesi di vita, risponde in maniera adeguata ai vaccini. Negli ultimi anni sono stati preparati, inoltre, vaccini “coniugati” che sono in grado di stimolare il sistema immunitario non ancora completamente maturo del bambino piccolo. La copertura al 100% non la dà nessun farmaco”. Ciò che dovrebbe far riflettere ulteriormente è che chi si fa sostenitore di teorie antivacciniste propone nel contempo “cure sperimentali”, a volte spacciate per miracolose, atte a curare e guarire patologie gravi e spesso inguaribili. Queste “cure” però non sono validate dalla scienza tradizionale, mentre un protocollo terapeutico validato, prima di arrivare alla popolazione subisce numerosi e rigorosissimi test di sicurezza ed efficacia. Queste cure alternative vengono proposte a caro prezzo, facendo leva sulla sofferenza del genitore che farebbe di tutto pur di vedere il figlio guarire. Chi si occupa di malattie croniche e fortemente invalidanti si scontra molto spesso con il “santone” di turno, che spesso non ha una neppur minima formazione medica. Per contro, la maggior parte dei vaccini sono gratuiti, nessun medico che li propone ci guadagna e, allo stesso tempo, il costo di un vaccino è nettamente inferiore al costo che ha la malattia, se si presenta in modo aggressivo con polmoniti, encefaliti, ricoveri prolungati anche in reparti di rianimazione.

I vaccini

Attualmente in Italia sono offerti gratuitamente quattro vaccini obbligatori (contro la difterite, poliomielite, tetano, epatite virale B) e diversi vaccini raccomandati (pertosse, infezioni da Haemophilus Influenza b, pneumococco, morbillo, parotite, rosolia, meningococco C, HPV). Il nuovo piano nazionale di prevenzione vaccinale 2016-2018 prevede la somministrazione gratuita dei vaccini contro il meningococco B, la varicella, il rotavirus e l’epatite A, nonché contro il papilloma virus nei maschi e contro il pneumococco, l’herpes zoster e l’influenza agli anziani.Tale offerta gratuita di nuovi vaccini rappresenta, peraltro, un’opportunità per i bambini di genitori non abbienti, attualmente non in grado di vaccinare i propri figli contro alcune pericolose malattie infettive a causa dell’elevato costo dei vaccini, che spesso necessitano della somministrazione di più dosi.