Il sostegno alla donna colpita da lutto perinatale
Dott.ssa Francesca Congia

Dott.ssa Francesca Congia
Psicoterapeuta specializzata
in psicoterapia comparata e ipnoterapeuta.
Esperta qualificata EMDR di primo e secondo livello.
Esperta nell’accompagnamento alla nascita
Presidente della Fondazione Benessere Donna ONLUS
Un vero e proprio lutto. Un evento non raro purtroppo
Perdere un figlio durante la gravidanza, alla nascita o subito dopo, è sempre un’esperienza dolorosa e drammatica. L’aborto spontaneo è un evento molto comune, avviene infatti tra il 15 e il 25 per cento delle gravidanze. In media su 100 gravidanze, 18 si interrompono con la perdita del bambino, di queste 15 per aborto spontaneo nel primo trimestre, 0,5 per interruzione terapeutica di gravidanza, 0,4 per morte intrauterina nel terzo trimestre, 2 nel periodo perinatale. Parlare di lutto prenatale o perinatale è parlare di un evento che manda in frantumi un futuro progettato e desiderato. E’ un tema di cui si parla con grande difficoltà e ha un altissimo impatto emotivo anche per gli operatori della salute materno infantile. E’ un momento in cui si percepisce la luce abbacinante e il buio totale, la potenzialità e la forza di un progetto di vita a cui si sovrappone ineluttabilmente la morte dello stesso, il silenzio innaturale, doloroso; un’esperienza in cui il tempo si trasforma e si fissa in un fotogramma vivido perdendo la sua dimensione di realtà, una interruzione brusca del processo di genitorialità e di costruzione del legame di attaccamento a cui a subentrano quasi sempre sensi di colpa e vergogna, solitudine e smarrimento. Una buona elaborazione successiva dipende da come vengono gestiti quei pochi minuti che separano la speranza dii vita dalla diagnosi di morte. Molti genitori, anche dopo anni, riportano nitidamente ricordi legati ad un’assistenza inadeguata o al profondo stato di abbandono e trascuratezza in cui sono stati lasciati, soprattutto nel momento peggiore, quello della comunicazione. Chi vive questa esperienza ricorda per sempre ciò che è stato detto, chi l’ha detto, come è stato detto in quei momenti drammatici. Le madri vivono, oltre al lutto, una profonda ferita psicologica derivante dall’incapacità di generare una vita e proteggerla, spesso i pensieri entrano in un loop che conduce a una vera e propria depressione. Dal punto di vista sociale non esistono riti condivisi che celebrino questa forma di lutto, pochi sanno se in questi casi si celebrerà un funerale o chi si occuperà dei pietosi adempimenti. In generale si tende a evitare l’argomento, a sottovalutare l’importanza della morte di un bambino non nato, a sorvolare. Dall’esterno la portata del dolore è poco comprensibile perché si piange un bambino “sconosciuto”, a cui nessuno probabilmente è ancora affezionato, eccetto la sua non mamma. Frequentemente gli operatori sanitari, ma anche i familiari e gli amici testimoni impotenti, non accompagnano o utilizzano un distacco difensivo spingendo la coppia genitoriale a negare il dolore, ad “essere forti” e a superare in fretta se possibile con un’altra gravidanza. Nel primo periodo i genitori mancati sono spesso infastiditi da ciò che ha a che fare con i neonati e mettono in atto condotte di evitamento come tenersi lontani da coppie con figli piccoli o donne in gravidanza, isolandosi e soffrendo in silenzio. Per elaborare la perdita, al contrario, bisogna poter “stare” con le emozioni suscitate dall’evento luttuoso, poter piangere la mancanza e l’assenza del progetto non nato, poterne parlare. Se il lutto non è stato elaborato adeguatamente può dare luogo a un “lutto complicato” che riverbera negativamente sul benessere delle eventuali gravidanze successive provocando fobie, preoccupazioni, ipercontrollo, ipermedicalizzazione, ovvero distacco, difficoltà a entrare in comunicazione e in generale incide sulla qualità della vita con sintomatologie ansioso depressive e disturbo post traumatico da stress. Un discorso a parte merita il papà che segue un percorso esperenziale diverso da quello della mamma ma non meno doloroso. Molte coppie non reggono e scoppiano disgregandosi. Queste coppie hanno bisogno di sensibilità e accompagnamento adeguato e competente. La psicoterapia fornisce un valido supporto, in generale non può cancellare la sofferenza o cambiare gli eventi, ma aiuta a liberarsi dai vissuti di colpa, di inadeguatezza che impediscono la risoluzione del lutto. Particolarmente valido ed efficace il protocollo EMDR per trasformare le convinzioni errate, rielaborare l’evento e le emozioni ad esso connesse.
La terapia breve e il valore dell’EMDR nella pratica terapeutica
Chi ha vissuto un evento traumatico spesso non riesce a liberarsi dalle emozioni negative ad esso legate. Il ricordo produce ansia e ossessioni, a volte gli stati da stress post traumatico si convertono in disfunzioni fisiche. Per superare lo stato di prostrazione è necessario ‘sciogliere’ il trauma ed elaborarlo. Solo così le conseguenze psicofisiche negative legate al ricordo, che comunque non sarà rimosso, possono svanire per essere sostituite da sensazioni neutre. Con l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) – trattamento psicoterapeutico nato in America alla fine degli anni 80 – si curano i disturbi post traumatici da stress, conseguenza di aggressioni, abusi, violenze fisiche e psichiche, incidenti, catastrofi. La tecnica, da sola o integrata in un percorso terapeutico tradizionale, è spesso risolutiva nei casi di lutto perinatale.
Centro Medico SOMA
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