Il mutismo selettivo

Dott.ssa Azzurra Salvago

Psicologa

Dott.ssa Azzurra Salvago

Laurea nel 2003 in “Psicologia dello Sviluppo e della Formazione” presso l’Università degli Studi di Cagliari e nel 2009 consegue il titolo di Psicoterapeuta presso la scuola di Formazione “Società Italiana Gestalt”. Master Universitario in “Autismo e disturbi dello sviluppo: basi teoriche e tecniche di insegnamento comportamentali”, Master in “Disturbi specifici dell’apprendimento”, Master in “Autismo e disturbi pervasivi dello sviluppo”.

Quando il bambino non parla: Il mutismo selettivo

La diagnosi precoce, una buona collaborazione tra genitori e insegnanti e l’apporto dello psicoterapeuta può permettere la completa risoluzione sintomatologica in un tempo relativamente breve.

Il Bambino muto selettivo è un bambino che in particolari situazioni o con determinate persone smette di parlare. Ma il silenzio è solo la punta di un iceberg, il sintomo. Sotto c’è il resto: l’ansia. Infatti, il Mutismo Selettivo nell’ultima versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, DSM-5, lo ritroviamo nella sezione “Disturbi d’ansia”. E’ un disturbo osservabile in età infantile e si manifesta con una costante incapacità del bambino di parlare in situazioni sociali in cui ci si aspetta che parli (per esempio a scuola, con i coetanei), anche se  è in grado di parlare in altre situazioni con le persone con cui si sente a suo agio. Questa incapacità di parlare incide sul grado di adattamento alle richieste sociali e ambientali e pertanto ha conseguenze significative sul rendimento scolastico e, successivamente, se il disturbo persiste nel tempo, nella vita lavorativa e sociale dell’adulto. Ci sono, infatti, casi in cui questo disturbo permane per molti anni lasciando anche importanti conseguenze: spesso adulti che sono stati bambini muto selettivi, mantengono un elevato livello di ansia sociale, problemi nella comunicazione interpersonale e altri problemi di adattamento relazionale.

 

Il Mutismo Selettivo, è ancora un disturbo poco conosciuto e apparentemente raro. L’esordio, avviene solitamente all’inserimento della scuola dell’infanzia o nel primo periodo della scolarizzazione, momento in cui le aspettative e la pressione a parlare in situazioni non familiari aumentano. Nel bambino muto selettivo, la selezione degli interlocutori può essere più o meno ampia, da una limitazione solo in alcuni ambienti fino a giungere ad un silenzio anche in casa. Il bambino che manifesta questo tipo di difficoltà è un bambino che si sente sopraffatto da uno stato ansioso difficile da gestire.  Non bisogna, perciò, scambiarlo per un bambino eccessivamente timido, che sta mettendo in atto un comportamento intenzionalmente oppositivo o  che sta cercando costantemente di attirare l’attenzione di chi lo circonda. E’ necessario non minimizzare il disturbo con frasi come “E’ solo molto timido, con il tempo passerà” , rimproverare il bambino per il suo silenzio o forzarlo a parlare. Non bisogna attribuire intenzionalità nel mantenere il silenzio perché ciò non farà altro che creare un clima di pressione e colpevolizzazione sul bambino. E’ invece utile creare un clima rilassato e rassicurante per ridurre l’ansia.

La diagnosi precoce, una buona collaborazione tra genitori e insegnanti e l’apporto dello psicoterapeuta, può permettere la completa risoluzione sintomatologica in un tempo relativamente breve; al contrario una ritardata diagnosi e una scarsa relazione tra i sistemi (familiare, scolastico e terapeutico) possono provocare un allungamento del periodo di trattamento terapeutico e il protrarsi del disturbo anche in età adolescenziale.

L’intervento è orientato alla riduzione di un’ansia. Al momento la terapia che si è rivelata più efficace nel trattamento del disturbo è quella cognitivo comportamentale, seppure la ricerca mostri che serve flessibilità, creatività quindi l’integrazione con indicatori propri anche di altri modelli.

Per maggiori informazioni:

Dott.ssa Azzurra Salvago

+39 393.1913533

azzurra@studiosalvago.it

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