Il bambini e il mare
I bambini e il mare: sotto il sole, ma con attenzione…
Nella mia attività di pediatra e neonatologo uno degli interrogativi che mi pongono spesso i neo-genitori soprattutto in prossimità del periodo estivo, è “ a partire da quale età il bambino può andare al mare ?”. Rispondo sempre che non esiste un’età precisa ma certamente i bambini “devono” andare al mare e possono farlo, con le dovute cautele, fin dai primi mesi di vita.
Il mare fa bene sia ai genitori che ai figli: entrambi troveranno infatti giovamento da una giornata trascorsa in famiglia sulla spiaggia o anche in piscina o in barca.
Trascorrere una giornata al mare comporta necessariamente lo stare sotto il sole, e quindi è necessario seguire alcune indicazioni importanti per una corretta esposizione dei bambini ai raggi del sole. Una esposizione ai raggi solari “intelligente” evita anche le fastidiosissime congiuntiviti (per i bambini più grandi, in caso di maggior esposizione al sole, utilizzare sempre degli occhiali adatti).
La maggior parte dei raggi UV (raggi ultravioletti) che raggiungono la superficie terrestre sono UVA (raggi ultravioletti di tipo A) e, in piccola parte, UVB (raggi ultravioletti di tipo B), mentre gli UVC (raggi ultravioletti di tipo C) sono totalmente assorbiti dall’atmosfera.
I raggi Ultravioletti UVA e UVB sono entrambi responsabili di effetti nocivi nei confronti della cute dei nostri piccoli pazienti. Infatti la cute del bambino, soprattutto in epoca neonatale, è molto delicata e va quindi necessariamente protetta durante l’esposizione al sole: adottando cioè tutti quei provvedimenti in grado di ridurre gli effetti nocivi delle radiazioni ultraviolette sulla cute.
Tra gli effetti negativi ricordiamo oltre all’eritema solare, da ritenere un effetto precoce, anche molti effetti tardivi: l’invecchiamento della pelle o photoaging e soprattutto l’insorgenza di tumori della pelle, causati dall’esposizione prolungata o reiterata ai raggi ultravioletti A e B. Quest’ultimo è il fenomeno che la fotoprotezione si prefigge in primo luogo di prevenire.
Le radiazioni ultraviolette non producono però solo effetti negativi ma anche importanti effetti positivi : queste radiazioni hanno infatti un ruolo importante nella sintesi organica della vitamina D, sostanza coinvolta nello sviluppo dello scheletro e in grado di proteggere le ossa da malattie quali il rachitismo, l’osteomalacia e l’osteoporosi. Le stesse radiazioni possono inoltre svolgere un importante effetto antidepressivo ed essere responsabili, a lungo termine, del miglioramento di alcune dermatosi (dermatite atopica, psoriasi, vitiligine).
Molto importante è quindi utilizzare degli schermi solari protettivi nei confronti di tutto lo spettro degli ultravioletti. Perché se è vero che la capacità dei raggi ultravioletti A (UVA) di indurre tumori della pelle è 100 volte inferiore a quella degli ultravioletti B (UVB) è altrettanto vero che durante l’esposizione su una spiaggia si assorbe una quantità di UVA 100 volte superiore agli UVB.
La nostra pelle, quando avviene l’esposizione al sole, produce melanina, sostanza responsabile del colorirsi della pelle, e quindi dell’abbronzatura che, se acquisita in tempi e modalità adeguati, è da considerare, in quanto fattore di protezione, un fenomeno positivo. L’abbronzatura si verifica in misura minore nelle prime fasi della vita per poi aumentare progressivamente con lo sviluppo.
Bisogna però ricordare che non tutte le persone, e quindi non tutti i bambini, corrono gli stessi rischi a fronte di una eccessiva esposizione al sole. Esistono infatti fototipi diversi individuati secondo una classificazione utilizzata in dermatologia, determinata sulla qualità e sulla quantità di melanina presente in condizioni basali nella pelle. Una scala di valori, che va dal I al VI, suddivide la popolazione in base alla carnagione ed alla capacità di non scottarsi e di abbronzarsi: i fototipi con valori più bassi (I, II), quelli con la carnagione chiara e i capelli biondi dei Paesi Nordeuropei devono utilizzare fattori di protezione più elevati, mentre quelli con fototipo III o meglio IV, con carnagione più scura, capelli neri o castani possono utilizzare fattori di protezione meno elevati.
A prescindere dal fototipo, in ogni caso, per i bambini, è sempre consigliabile utilizzare creme solari con fattori di protezione elevata.
Esistono poi delle categorie di bambini che risultano più a rischio rispetto ad altri, per esempio:
– bambini con i capelli rossi (rutilismo)
– bambini totalmente o parzialmente depigmentati (albinismo)
– bambini affetti da fotodermatiti, ossia particolari malattie della pelle causate dall’esposizione al sole;
– bambini sottoposti a una terapia sistemica con farmaci con possibili effetti foto sensibilizzanti (alcuni antibiotici, alcuni FANS etc.);
– bambini affetti da patologia sistemica associata a fotosensibilità
Quindi, riassumendo, i miei consigli per una corretta esposizione al sole dei bambini sono i seguenti:
– sicuramente non esporre i bambini al sole durante le ore più calde. Seppure in Sardegna non sia facile capire quali siano le fasce orarie più adatte, è meglio evitare quella compresa tra le ore 11:00 e le ore 16:00, dove la concentrazione dei raggi UV è maggiore.
– proteggere il bambino dai colpi di sole facendogli indossare un cappello a larghe falde e nei momenti in cui il bambino non ha il cappello bagnare spesso i capelli.
– evitare di far dormire i bambini sotto il sole, cioè evitare le posizioni immobili.
– non considerare il riparo di un ombrellone una protezione sempre efficace: ì bambini più grandi resteranno per poco tempo sotto l’ombrellone; per i bambini più piccoli e i neonati ricordarsi che non sempre il tessuto dell’ombrellone protegge adeguatamente. Inoltre anche sotto l’ombrellone c’è il riverbero di acqua e sabbia). Le stesse nuvole non bloccano completamento l’irradiamento dei raggi UVA e quindi anche durante una giornata coperta è necessario proteggersi.
– bagnarsi nell’acqua di mare o in piscina, o fare delle docce non devono essere considerati fattori sufficienti di protezione
– ricordarsi di applicare le crema protettiva più volte nell’arco della giornata, anche ogni 2 ore e dopo ogni bagno soprattutto nei primi giorni e specialmente per i bambini più piccoli.
– evitare i preparati casalinghi per stimolare l’abbronzatura, ricordare sempre che i bambini non si devono abbronzare ma proteggere!
– aumentare progressivamente la durata dell’esposizione (di 15-30 minuti al giorno) dopo aver raggiunto una certa abbronzatura.
– fare molta attenzione ai prodotti foto sensibilizzanti come alcuni farmaci, alcuni cosmetici e profumi (ad esempio: tintura di bergamotto)
– idratare il bambino, facendo bere acqua nelle giuste quantità e alla adeguata temperatura (con il caldo il bambino perde molti liquidi attraverso il sudore, questi liquidi vanno reintegrati, per evitare la disidratazione).
Quali prodotti preferire , quando e per quanto tempo :
scegliere creme antisolari con un ampio spettro di assorbimento ( che siano quindi in grado di proteggere sia dalla banda dei raggi UVA che degli UVB): è bene preferire prodotti con fattori di protezione più alti tenendo presente che non esistono protezioni o schermi totali e che per legge la protezione massima dichiarabile è di 50 per gli UVB. ( mentre per gli UVA non ci sono ancora metodi standardizzati) ;
E’ necessario partire all’inizio con fattori di protezione elevati per diminuire solo quando si è sviluppata una abbronzatura sufficiente
Occorre, se possibile, scegliere una formulazione ben tollerata ed accettabile cosmeticamente e valutare quanto il prodotto fotoprotettore resiste all’acqua e al sudore.
E’ bene inoltre in casi specifici, come nei bambini affetti da alcune patologie cutanee, sentire prima dell’esposizione al sole, il parere dello specialista in Dermatologia.