Allergie: cause, sintomi e cure

Prof. Paolo Emilio Manconi

Medicina interna

Nato a Oristano, 70 anni, Laurea in Medicina 1971, Specialista in Medicina Interna e in Igiene. Assistente Università di Genova, Ematologia, dal ’75 al ’79 Dall’ 80 Università di Cagliari, Professore Incaricato di Microbiologia 81-84, Associato di Immunologia ed Immunologia clinica. Dal 2001 Professore ordinario di Medicina Interna, Direttore Struttura Complessa di Medicina In terna ed Immunologia clinica, Direttore Dipartimento Medicina AOU. Direttore Scuola Specializzazione di Immunologia clinica e di Medicina Interna. Dal 2016 Libero Professionista.

Allergie: cause, sintomi e cure

In alcuni casi si manifesta con starnuti, prurito al naso, agli occhi e alla faringe, muco acquoso che esce dalle narici. In altri, a far suonare il campanello d’allarme, è la comparsa di eritemi, lesioni cutanee pruriginose, rilevate, arrossate e della durata di diversi giorni. Ben noti e abbastanza comuni, i sintomi dell’allergia hanno alimentato falsi miti, in particolare in relazione alla diagnosi. Come individuare un’allergia? Quali test effettuare? Internet propone una vasta gamma di possibilità che però, spesso, non sono avvalorate da basi scientifiche. Spesso gli allergologi si trovano ad affrontare una serie di pregiudizi generati da informazioni distorte, o perfino false,  che inducono incomprensioni e perdite di tempo a tutto svantaggio dei pazienti. Fare chiarezza è il primo passo per individuare prima possibile e con certezza la sostanza che provoca le reazioni allergiche.

 

Il sistema immunitario

Gli animali più evoluti dispongono di un sistema di difesa estremamente sofisticato e potente, finalizzato al mantenimento della loro integrità: il sistema immunitario. Come un esercito ben organizzato, il sistema comprende un apparato di riconoscimento degli eventuali nemici e di una serie di armi d’attacco capaci di neutralizzare il nemico stesso. L’allergologia è la disciplina scientifica che studia alcuni dei possibili errori del sistema immunitario, quelli in cui l’apparato di riconoscimento del “nemico” interpreta male il proprio compito. Ritiene ostile, ad esempio, il polline di un fiore – assolutamente innocuo di per sé – che penetra con il respiro nel naso o nei bronchi. La risposta anomala del sistema provoca una reazione infiammatoria assai potente contro il “falso nemico”, la cosiddetta “reazione allergica”, che può causare danni anche molto gravi all’organismo: le molecole prodotte dal sistema immunitario contro gli “allergeni” possono infatti essere causa di importanti fenomeni infiammatori, ad esempio nelle mucose e nei muscoli del naso e dei bronchi, dando luogo a rinite o ad asma allergico.

 

Le reazioni allergiche

Le reazioni allergiche vengono classificate tradizionalmente in 4 classi, ma quelle che causano più frequentemente danni alla nostra salute sono la I e la IV: reazioni causate da IgE (tipo I) e da linfociti T (tipo IV). Alle reazioni di tipo I appartengono la rinite, l’asma bronchiale allergico, l’orticaria e lo shock anafilattico, a quelle di tipo IV principalmente la dermatite allergica da contatto. Le malattie di questi due tipi costituiscono i principali campi di applicazione dello specialista allergologo.

 

Allergie di tipo I

La reazione allergica produce starnuti, naso che cola, prurito a occhi, naso e gola, congestione nasale . Esistono forme stagionali, principalmente primaverili, e forme perenni, spesso con sintomi più frequenti nelle stagioni freddo-umide. Pazienti con questi disturbi soffrono di “rinite allergica”. Meno frequentemente presentano crisi d’asma: accessi di tosse secca, difficoltà di respiro, anche in questo caso stagionali o perenni. L’allergologo interroga attentamente il paziente sui suoi sintomi, sulle eventuali malattie allergiche presenti nella sua famiglia, sulle procedure diagnostiche effettuate in precedenza, procede all’esame fisico, ed eventualmente alle procedure diagnostiche.

 

I prick test

Sono i primi test che vengono effettuati: si mettono sulla cute degli avambracci delle gocce di estratti di pollini e di acari, che costituiscono le cause più frequenti della rinite allergica. Viene inoltre posta una goccia di una soluzione di istamina ed una di soluzione inerte, che fungono da controllo positivo e negativo. Con una piccola lancetta metallica si punge delicatamente la cute attraversando la goccia. Dopo circa 15 minuti le gocce vengono allontanate e si leggono le reazioni: in corrispondenza dell’istamina e degli allergeni responsabili compaiono delle zone di gonfiore e di rossore:  in questo modo di identificano le cause del disturbo. Individuato l’allergene o gli allergeni responsabili, si potrà proporre la terapia, che sarà costituita da farmaci o, in alcuni, una una “desensibilizzazione” nei confronti dell’allergene.

 

Le allergie alimentari

In altri casi, molto più complessi dal punto di vista diagnostico, il paziente si rivolge all’allergologo per una sospetta “allergia alimentare”. In linea generale, si procede in modo analogo a quello sopra descritto, con l’anamnesi, l’esame obiettivo e i prick test. In casi in cui la diagnostica con i prick non sia del tutto chiara possono essere eseguiti, nei laboratori specialistici, i test sul sangue, chiamati RAST: più complessi e costosi, ma anche più sensibili.

Ma la situazione dei pazienti con allergia alimentare è molto spesso più complicata e difficile, anche perché i sintomi sono spesso vaghi: dolori addominali e nausea o diarrea che non sono chiaramente associati a un particolare cibo. La procedura usata dall’allergologo è analoga a quella utilizzata per le allergie respiratorie: accurata anamnesi, esame fisico, prick test ed eventuali RAST.

 

Le intolleranze alimentari

Esistono altre situazioni che possono dare sintomi simili alle allergie alimentari: si tratta delle “intolleranze”, alcune molto frequenti. La diagnosi è abbastanza semplice.  L’esempio più comune è quello dell’intolleranza al lattosio: si tratta di pazienti che hanno un’alterazione genetica, essendo privi dell’enzima (lattasi) che consente la digestione dello zucchero (lattosio) contenuto nel latte. Il lattosio non distrutto dall’enzima arriva nel colon, dove viene scisso dalla flora intestinale e trasformato in acqua e gas. Se la quantità di lattosio è abbastanza elevata il paziente soffre di una colica addominale, con dolori crampiformi e, spesso, diarrea. La diagnosi può essere facilmente eseguita mediante il “breath test, eseguito in genere dai gastroenterologi: il paziente ingerisce circa 20 grammi di lattosio e si va a misurare nell’aria espirata la quantità di idrogeno, derivato dalla digestione del lattosio da parte della flora batterica dell’intestino. Il test è semplice e facilmente interpretabile.

 

I test “tarocchi”

Capita che i pazienti siano “poco soddisfatti” dalle risposte negative di allergologi e  gastroenterologi e che – seguendo convinzioni sbagliate –  affidino la diagnosi a test non riconosciuti dalla società scientifica. La fantasia in questo campo si è sbizzarrita. Le procedure più frequenti sono i “test citotossici”. Secondo i fautori di questa tecnica, che non vanta accreditamenti scientifici, la diagnosi avviene attraverso l’osservazione al microscopio di particolari alterazioni prodotte dal sangue del paziente e dagli allergeni o altre sostanze, messi in particolari recipienti. Gli studi scientifici hanno dimostrato che tale procedura è priva di qualunque attendibilità.

 

Altre metodologie “truffaldine” sono ancora più creative: alcuni “stregoni” pretendono di diagnosticare allergie e intolleranze osservando l’iride, altri valutando la velocità di caduta delle braccia dell’interessato nell’impugnare i cibi interessati. In questi casi siamo “nel grottesco e nel giuridico”.

 

Allergie di tipo IV

I sintomi evidenziati sono eritemi e lesioni cutanee pruriginose, nelle zone di cute venute in contatto con alcune sostanze. L’esempio più tipico è il Nickel, ma l’elenco di molecole aggiunte ai prodotti cosmetici o ai cibi dalle industrie, potenziali allergeni, diventa ogni mese più lungo. Spesso il paziente attento arriva già con un sospetto diagnostico, se la lesione appare dove è stato messo un particolare braccialetto  (tipica allergia al Nickel), oppure che le lesioni avvengono dopo la tintura dei capelli (parafenilendiamina), e tante altre simili situazioni.

 

I patch test

Come si procede per individuare la sostanza che provoca l’allergia? Dopo lo studio dell’anamnesi e l’esame obiettivo, l’allergologo provvede ai “patch test”: su ciascuno di una ventina di cerotti viene disposta una sostanza capace di dare allergia (Nickel, parabeni, coloranti, profumi, o anche molecole impiegate nell’industria per particolari lavorazioni). I cerotti vengono disposti sulla cute detersa e sgrassata del dorso e coperti da garza. Il paziente deve essere accompagnato da una persona che viene istruita su come asportare i cerotti dopo 48 ore, segnarne la posizione con un pennarello sulla cute del paziente. Dopo altre 24 ore l’allergologo esegue la lettura: in corrispondenza della molecola implicata nella dermatite allergica si formano delle lesioni uguali a quelle che il paziente presenta nella “vita reale”. Anche in questo caso è indispensabile rivolgersi ad allergologi affidabili: anche per questo tipo di diagnostica i test inaffidabili – veri e propri imbrogli – sono sempre più numerosi.

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