Diabete pre-gravidico
Prof. Gian Benedetto Melis

Professor Gian Benedetto Melis
Ordinario di ginecologia e ostetricia; direttore dipartimento chirurgico dell’università di Cagliari; direttore dipartimento assistenziale integrato azienda ospedaliera universitaria, materno-infantile. Carriera universitaria maturata tra Pisa e Cagliari, ha seguito numerosi stage di specializzazione e formazione in Usa, Canada, Inghilterra, Francia. Direttore della Clinica ostetrica da 25 anni, con millecinquecento / milleottocento parti annui, il Professor Melis ha seguito la nascita di oltre 40mila bambini.
Da seguire con estrema attenzione anche le future mamme che soffrono di diabete sia di tipo 1 che gestazionale.
Quando il diabete è pre-gravidico, la paziente deve essere monitorata costantemente: la patologia influenza infatti negativamente tutti i fattori della gravidanza, provocando a volte aborti precoci o tardivi, malformazioni nel bambino, la morte endouterina del feto (per il nascituro di mamma con diabete pre-gravidico la possibilità di morire dentro l’utero è di 4/5 volte superiore rispetto alla norma), complicazioni alla madre e al bimbo, macrosomia fetale (il peso del bambino su- pera i 4 chili). Il diabete gestazionale consiste invece in un’alterazione del metabolismo del glucosio e si verifica solo in gravidanza. Colpisce il 4/5 per cento delle donne gravide ma, se si seguono tutti gli accorgimenti necessari, consente di portare avanti la gravidanza in tutta serenità. “Il problema – dice Melis – non è tanto nella diagnosi di diabete gestazionale, ma nel suo mancato riscontro. Con il ricorso al test da carico orale del glucosio si tengono sotto controllo i valori della glicemia e, nel caso di diabete gestazionale, si valuta il ricorso a una dieta specifica”. Il test è semplice: dopo aver fatto bere alla donna una soluzione glucosata composta da acqua e circa 75-100 grammi di zucchero, si ripete l’analisi ogni mezz’ora per tre ore: in base ai risultati ottenuti, si ha una dia- gnosi di normalità, di tendenza a sviluppare diabete o di diabete conclamato.
Le valutazioni glicemiche sono dunque plurime e, se la dieta non dovesse ottenere gli esiti prefissati, la situazione può essere gestita con il ricorso a dosi di insulina. Insomma, i fattori di rischio sono campanelli d’allarme: avvertono che la strada verso la nascita potrebbe non essere così sicura, se lasciata scorrere senza i dovuti controlli. C’è di più: anche se la gravidanza è fisiologica non è infatti esente da complicanze, sempre possibili nel post-partum. Sofferenza fetale ed emorragia post-partum sono eventi, che rappresentano un’ipotesi non troppo lontana. “Non si possono affrontare tali situazioni lontano dalle strutture ospedaliere – conclude Melis – anche in caso di basso rischio ostetrico, quando la donna è seguita dalle sole ostetriche, deve essere sempre possibile un trasferimento veloce in ospedale. Nelle disposizioni ministeriali figurano ad esempio strutture delegate al parto non medicalizzato: reparti a ridosso dei presidi ospedalieri, seppure indipendenti. La realtà ci dice che si tratta di strutture ancora poco diffuse: in Italia c’è solo il Centro Nascita “Margherita” di Firenze, contigua alla clinica ostetrica, che risponde alle caratteristi- che individuate a livello ministeriale”. Il messaggio è chiaro: la gravidanza non è una condizione patologica, ma per viverla nel modo più sereno è importante non trascurare la sicurezza.