Disordine Temporomandibolare

Dott. Luigi Porcu

Fisioterapista

Laurea in Fisioterapia presso l’Università degli Studi di Cagliari. Diploma in terapia manuale metodo Bienfait. Assistente per i corsi di Massaggio Miofasciale e Rieducazione dei disordini temporomandibolari. Specializzando in Manipolazione Viscerale presso il Barral Institute Italia.

Secondo stime americane soffrirebbe di disordine temporomandibolare il 12% della popolazione USA, con un’incidenza maggiore nel sesso femminile in rapporto di 8 a 1 rispetto al sesso maschile. Il periodo di insorgenza è abbastanza precoce (19 – 23 anni).

MA COSA SI INTENDE ESATTAMENTE PER DISORDINE TEMPOROMANDIBOLARE?

 

Con il termine Disordine dell’articolazione Temporomandibolare (abbreviato DTM) si intendono tutti quei processi patologici a carico dell’articolazione temporomandibolare e/o di tutte le strutture ad essa correlate come muscoli masticatori, ossa craniche e complesso cervicale. Negli ultimi anni si parla sempre più frequentemente di disordine cranio-cervico-mandibolare ad indicare proprio l’indissolubilità di queste strutture che costituiscono una singola unità funzionale; in quanto tale la disfunzione può ripercuotersi su diversi distretti.

 

I SINTOMI PIÙ FREQUENTI DI UNA DTM SONO:

1) Dolore alle mascelle, nell’area delle tempie, nell’orecchio, che può essere di origine articolare (artrosi o infiammazione della capsula) o miogeno (cioè dovuto a tensioni muscolari e fasciali). 2) Rumori tipo scrocchi o fruscii in apertura o chiusura della mandibola. 3) Lussazione o blocco in apertura della bocca o comunque sensazione che questa sia impossibilitata a chiudersi. 4) Difficoltà ad aprire la bocca o sensazione che questa non si apra del tutto. 5) Cefalea o mal di testa che includa l’area delle tempie. Spesso a questi sintomi se ne accompagnano altri tra cui dolore al collo (in particolar modo alla base del cranio), acufeni, nauesea, vertigini, fotofobia. La comunità scientifica concorda attualmente nel ricondurre lo sviluppo dei DTM ad un’eziopatogenesi multifattoriale, alla quale concorrono diversi fattori.

 

I PRINCIPALI SONO:

  • Traumi diretti alla mandibola (es. sport di contatto o incidenti stradali)

  • Traumi al rachide cervicale (es. colpo di frusta)

  • Mal occlusione

  • Otturazioni non eseguite in maniera ottimale

  • Protesi dentali non perfette

  • Lussazione della mandibola

  • Artrosi dell’articolazione temporomandibolare

  • Bruxismo

  • Disturbi d’ansia o comunque patologie di origine psichiatrica

 

QUALI SONO LE CURE?

In base alla nostra esperienza l’approccio migliore ad una DTM è sempre la collaborazione tra diverse figure professionali: odontoiatra, fisioterapista, logopedista, chirurgo maxillofacciale.

Negli ultimi anni il trattamento fisioterapico viene sempre più supportato dalla letteratura medico scientifica come rimedio sicuro e poco invasivo nel trattamento dei disordini cranio-cervico-mandibolari.  

 

Prima del trattamento

Si procede ad anamnesi del paziente e vengono valutati i vari parametri relativi a:

  1. movimenti della mandibola

  2. auscultazione rumori articolari

  3. una palpazione dell’articolazione, muscolatura masticatoria e dei muscoli cervicali per individuare sia le problematiche articolari, sia le tensioni miofasciali che un disordine temporomandibolare può presentare.

 

Il ciclo di trattamenti prevede sei sedute

  1. manovre di manipolazione articolare per ridurre la tensione a carico dell’articolazione temporomandibolare, l’infiammazione e il rumore

  2. tecniche miofasciali per ridurre le tensioni a carico dei muscoli masticatori e del complesso cervicale

  3. manipolazioni craniche per alleviare il mal di testa

  4. educazione e counseling nel quale il paziente viene istruito sulle abitudini da evitare e sugli esercizi da eseguire come auto-trattamento per rendere più efficace e duratura la terapia.

 

Cure odontoiatriche

Assieme alla fisioterapia è necessaria sempre una valutazione della situazione orale del paziente affetto da DTM. Durante la visita odontoiatrica si raccoglie la storia clinica del paziente, si valuta la formula dentaria (il numero dei denti presenti in bocca), lo stato delle superfici masticanti (occlusali), la presenza e le condizioni di otturazioni e protesi fisse o mobili. Si valuta, inoltre, la intercuspidazione e cioè come i denti si articolano fra loro, la presenza e la competenza del frenulo linguale (legamento che lega la base della lingua al pavimento linguale). La terapia del dtm in ambito odontoiatrico consiste nella realizzazione di un Bite. Il bite è una mascherina trasparente, che si interpone fra le arcate, di solito eseguita in resina rigida, che viene realizzata sulla base delle impronte delle arcate del paziente e della registrazione dell’occlusione in posizione di riposo, una posizione che consente alla mandibola di stare in totale (o quasi) assenza di tensioni muscolari, questo per dare sollievo e alleggerire i carichi occlusali. Il paziente dovrà indossare il bite realizzato per lui, inizialmente qualche ora al giorno e dovrà aver cura di compilare una agenda giornaliera in cui indicherà la frequenza con cui viene indossato e l’eventuale indicazione della comparsa di sintomatologia associata ( per esempio: bite per tre ore e mezz’ora di mal di testa). La terapia bite prevede per il primo mese circa, una frequenza di controlli settimanale: ad ogni controllo il dentista leggerà l’agenda compilata dal paziente e controllerà eventuali contatti occlusali presenti sul bite che andranno scaricati (levati dal bite con ausilio di frese dedicate). Il bite va portato, una volta che ci si è abituati a tenerlo in bocca, per diverse ore, si consiglia l’uso durante le ore di sonno, o comunque quando non si è impegnati nella masticazione. Spesso il paziente è invitato a portare il bite anche durante il giorno mentre esegue lavori di concentrazione o sforzi fisici importanti, che spesso portano a serrare i denti. Dopo il primo mese di terapia, i controlli si fanno, a seconda del caso, meno frequenti. La terapia bite dura circa un anno. Al termine di questo anno di terapia si valuterà insieme al dentista e a tutti gli specialisti scesi in campo il da farsi: capita che alla fine della terapia si decida di realizzare sui denti delle nuove otturazioni, rialzi occlusali, o protesi o spostamenti dentari realizzati con terapia ortodontica che hanno come effetto quello di portare i denti in una posizione che consenta alla mandibola di stare in posizione di riposo.

Dott. Luigi Porcu 

ViaAndorra, 14- Quartu S. Elena

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