Malattie infettive silenti
Attualmente i più giovani praticano il sesso precocemente,
ma scarseggia l’informazione sulla sicurezza sessuale.
[dropcap]L[/dropcap]e donne italiane sono ben lontane dall’aver raggiunto la piena consapevolezza e il giusto grado d’informazione per quanto riguarda la contraccezione e la salute sessuale. Spesso si assiste ancora alla richiesta di una contraccezione d’emergenza nelle pazienti addirittura sopra i 30 anni, età in cui la donna avrebbe già dovuto maturare una buona conoscenza delle metodiche contraccettive, allo scopo di evitare una gravidanza indesiderata e l’infezione di una malattia sessualmente trasmessa. Nelle giovanissime la possibilità di una gravidanza viene spesso scongiurata attraverso l’utilizzo della pillola contraccettiva (nella maggior parte dei casi prescritta per uso terapeutico per prevenire o trattare i dolori mestruali, l’acne e le mestruazioni abbondanti), che purtroppo si ripercuote in uno scarso uso del preservativo con un aumento della diffusione delle infezioni sessualmente trasmesse come HIV, epatite C, Chlamydia trachomatis, Gonorrea, Papilloma Virus ecc. Da uno studio eseguito per l’Osservatorio Nazionale sulla Salute dell’Infanzia e dell’Adolescenza è emerso che l’età del primo rapporto sessuale è scesa a 14 anni per un’adolescente su cinque. Per questo motivo il messaggio della dottoressa Simona Melis è molto chiaro quando parla con le adolescenti: “La gravidanza è l’evenienza migliore che possa capitare!”. La cosa peggiore è tutto uno spettro di malattie infettive silenti, trasmissibili con un unico rapporto sessuale non protetto. Si tratta di malattie sottovalutate, di cui purtroppo la gente non parla volentieri. Esiste un difetto di comunicazione: non si parla dell’uso del preservativo nelle scuole, non ci si confronta sull’HIV, i genitori non parlano coi propri figli della sessualità, purtroppo ritenuta ancora un argomento tabù. In questo modo, non si dà l’opportunità ai ragazzi di informarsi sulle malattie sessualmente trasmissibili, affidando a noi medici il triste compito di constatarne l’avvenuta trasmissione al momento della manifestazione dei primi sintomi o tardivamente, quando vengono eseguiti test specifici per altri motivi come l’inizio di una gravidanza. Basterebbe una maggiore educazione al controllo ginecologico o andrologico per i pazienti di sesso maschile già in età precoce. Servirebbero un maggior dialogo da parte dei genitori e un più adeguato interessamento alla salute sessuale dei propri figli. Sarebbe necessaria la creazione di momenti di dialogo, dibattiti e lezioni nelle scuole, anche con la collaborazione di psicologi e medici specialisti in ginecologia, endocrinologia e malattie veneree allo scopo di fornire le corrette informazioni sulle malattie e limitarne così la diffusione. Dobbiamo far capire ai genitori che i momenti di confronto coi figli non sono la premessa a una più libera sessualità dei ragazzi, ma sono un passaggio fondamentale per proteggerli da patologie anche abbastanza gravi se diagnosticate in ritardo.