La gotta
Una patologia in costante espansione
Un urgente problema di sanità pubblica, si associa a disabilità, compromissione della qualità di vita e aumento della mortalità
Nonostante le cause siano ben conosciute ed esistano farmaci specifici, la gotta è una patologia in aumento nei Paesi sviluppati, con una percentuale di nuovi casi che oscilla tra lo 0,9% in Italia e il 3,9% negli USA. Si tratta di una malattia infiammatoria acuta, che si manifesta in genere con rapida comparsa di dolore, arrossamento e gonfiore articolare. Può cronicizzare se non trattata correttamente.
“La gotta – spiega la dott.ssa Martina Concas, reumatologa – è legata a una condizione di “iperuricemia”, ossia a un aumento dei livelli di acido urico (derivato dal metabolismo delle purine) nel sangue. Quando si superano dei valori soglia (6,8 mg/dl), l’accumulo di cristalli di acido urico nel cavo articolare può causare la comparsa di una violentissima artrite, così dolorosa da rendere insopportabile persino il contatto con gli indumenti e da impedire i movimenti dell’articolazione stessa, con importanti conseguenze sulla vita quotidiana”.
In passato l’articolazione più colpita dalla gotta era la metatarsofalangea del I dito (l’alluce). Ora, con l’utilizzo delle automobili, è diventato frequente il coinvolgimento delle tibio-tarsiche (caviglie) e delle ginocchia, ma potenzialmente tutte le articolazioni possono essere interessate. Finora, in Italia, erano presenti in commercio solo farmaci “ipouricemizzanti” (allopurinolo, febuxostat), capaci di ridurre la produzione dell’acido urico. Di recente, invece, è stato introdotto il primo farmaco “uricosurico” (Lesinurad), che aumenta l’escrezione dell’acido urico a livello renale.
“Questo farmaco – dice la dott.ssa Concas – può essere una svolta per i pazienti che, nonostante già assumano ipouricemizzanti, non riescono ad avere un buon controllo dei valori di uricemia e della malattia infiammatoria. Infatti, il Lesinurad deve essere sempre somministrato in aggiunta all’ipouricemizzante e mai in monoterapia, in modo da agire sia sulla produzione che sull’eliminazione”. Con l’aumentare dell’età media e il cambiamento dello stile di vita, l’iperuricemia – un tempo appannaggio delle classi agiate – è diventata sempre più frequente, ma continua ad essere sottovalutata. Un errore grave in considerazione del fatto che l’iperuricemia gioca un ruolo importante anche sul rischio cardiovascolare, soprattutto se associata ad altri fattori di rischio come fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa, iperlipidemia, ipercolesterolemia, sovrappeso e obesità. “Pertanto – raccomanda Martina Concas – è importante intervenire nella fase asintomatica o al primo comparire dell’infiammazione”.
Il paziente deve essere assistito su più fronti, a partire dalla correzione dei fattori di rischio, dovuti a uno stile di vita poco sano e sregolato. È poi necessario evitare che il paziente sospenda la terapia durante gli attacchi acuti di gotta (o nei periodi di benessere). Conclude la dott.ssa Concas: “Sarebbe utile una collaborazione tra specialisti in modo da fermare il processo infiammatorio prima che causi disabilità e peggioramento della qualità di vita della persona che ne soffre”.
Dott.ssa Martina Concas
Yumedika Karalis
via Mercalli, 37 – Cagliari
e-mail: martina.concas@hotmail.com
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