Il MANIFESTO DEI DIABETOLOGI ITALIANI. 10 Impegni: Ne manca uno?!!!

Dott. Luciano Carboni

Diabetologo

Dott. Luciano Carboni

Medico, laureato e specializzato a Cagliari, diabetologo ha ricoperto ruoli significativi nella diabetologia regionale e nazionale e rappresentato l’Italia nel General Committee del DESG (Diabetes Education Study Group dell’EASD)

Una riflessione

 

Da alcuni anni (Rimini, maggio 2016) – è stato presentatio il “Manifesto dei Diabetologi Italiani per un’assistenza qualificata e all’avanguardia nella sostenibilità”.

Il testo riassume i successi dell’assistenza diabetologica italiana nella cura del diabete: il Manifesto ribadisce inoltre 10 impegni dei diabetologi italiani per migliorare ulteriormente la qualità della cura delle persone con diabete che vivono nel nostro Paese, nel rispetto dei principi di equità e di sostenibilità economica.

 

 

I 10 impegni dei Diabetologi Italiani: Ne manca uno?!!!

 

I diabetologi italiani, consapevoli del loro importante ruolo nel garantire, nel rispetto delle normative vigenti, l’accesso all’innovazione in diabetologia e nel contenere la spesa per la cura delle persone con diabete, applicando pienamente la loro peculiarità clinica, speci ca e non sostituibile con altri professionisti della salute, consci dell’impegno a perseguire una cura ef cace nel prevenire le complicanze acute e croniche della malattia, ribadiscono il loro impegno a:

1. Sollecitare la persona con diabete ad una partecipazione attiva alla cura della malattia, af nché essa possa essere realmente protagonista di una gestione condivisa della cura e in grado di assumere decisioni e comportamenti appropriati (alimentazione, attività motoria, automonitoraggio glicemico, terapia, assunzione di farmaci orali e/o iniettabili, ecc.).

2. Educare la persona con diabete ad un automonitoraggio glicemico strutturato (frequenza e orario delle misurazioni, interpretazione dei dati, correzione terapeutica quando applicabile) ma personalizzato in funzione delle necessità cliniche, differenziando le prescrizioni di dispositivi per l’autocontrollo glicemico domiciliare in base al tipo di trattamento, secondo una logica di appropriatezza, e analizzare con scrupolo, congiuntamente, il diario glicemico, possibilmente sfruttando le opportunità offerte dalla moderna tecnologia, soprattutto quando i dati da condividere sono numerosi come nelle persone in trattamento insulinico multi-iniettivo o con microinfusore.

3. Addestrare la persona con diabete in trattamento insulinico non solo ad un’ef cace aggiustamento della dose quando necessario ma anche ad un uso corretto delle penne per le iniezioni di insulina, al ne di evitare sprechi di farmaco con dosi test inappropriatamente elevate, garantendo nel contempo lo standard di sicurezza nella sua somministrazione.

4. Istruire la persona con diabete in trattamento insulinico ad una corretta tecnica iniettiva al ne di prevenire o risolvere prontamente il problema della lipodistro e con le possibili conseguenze che queste comportano sia dal punto di vista clinico (variabilità glicemica) che economico (aumento del fabbisogno insulinico).

5. Richiedere gli esami di laboratorio necessari alla diagnosi, al monitoraggio e alla cura, prestando massima attenzione alle esigenze cliniche individuali, nel rispetto delle linee guida e della speci ca appropriatezza clinica.

6. Prescrivere la terapia anti-iperglicemizzante che, a parità di ef cacia e sicurezza, è meno costosa una volta che siano state attentamente considerate tutte le opzioni terapeutiche disponibili e valutando non solo il costo del farmaco ma anche quello dei dispositivi (aghi, lancette, strisce reattive) necessari e raccomandati nelle varie situazioni, veri candone periodicamente l’ef cacia e la sicurezza al ne di intervenire tempestivamente in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi o di effetti avversi, evitando il fenomeno dell’inerzia terapeutica e interrompendo e sostituendo trattamenti costosi laddove essi si siano dimostrati privi di bene cio, al ne di liberare risorse utili per il bene comune.

7. Prevenire quanto più possibile l’ipoglicemia, fenomeno totalmente riconducibile alla terapia farmacologica, sia con una scelta oculata fra le varie alternative terapeutiche che con un’adeguata istruzione delle persone con diabete.

8. Raccomandare alla persona con diabete la massima attenzione alla cura dei propri piedi ed esaminare sempre con scrupolo i piedi delle persone con diabete per identi care e possibilmente correggere le condizioni di rischio e per avviare tempestivamente alla cura le lesioni nelle fasi più precoci, al ne di prevenirne la progressione, riducendo così morbilità, disabilità e i relativi ingenti costi.

9. Garantire, laddove richiesta, la massima disponibilità ad assistere le persone con diabete ricoverate in ospedale per altra patologia al ne di migliorare gli esiti, accorciare la degenza e contenere sensibilmente la spesa correlata.

10. Perseguire in ogni circostanza la logica del team diabetologico (medico, infermiere, dietista, ecc.), eventualmente allargato ad altri specialisti (cardiologo, nefrologo, oculista, ecc.) quando necessario per garantire la corretta gestione multidimensionale e multidisciplinare della malattia e nel contempo collaborare coi medici di medicina generale per permettere la piena realizzazione della gestione integrata prevista dal Piano Nazionale della Malattia Diabetica.

 

Dieci verbi, ma forse ne mancava e ne manca ancora uno nell’intento educativo che si intuisce dietro i 10 impegni: manca il verbo ‘accompagnare’.  E’ il verbo a cui Jean Philippe Assal   ha affidato il ruolo principale nel dare senso e azioni a quell’ Educazione Terapeutica  di cui è stato papà e pioniere  nel diabete e nelle altre cronicità.

Mancava questo verbo? Sì, manca ancora ! E se così è questa assenza ha un senso? Alcuni giorni fa ho partecipato, a Cagliari, a un convegno di diabetologia: tanta tecnologia scalpitante, ma accompagnamento ? accompagnamento NO ! E’ una riflessione che da questa piattaforma propongo alla comunità diabetologica, all’equipe diabetologica, a chi ha il diabete e infine al GISED, il Gruppo Italiano per lo Studio dell’Educazione sul Diabete, in qualità di tutore della dimensione educativa diabetologica in Italia.

 

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